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In azienda è meglio essere innovatori o inventori?

Una bella domanda che può portare a fare alcune interessanti considerazioni. Per cercare di dare una risposta a questa domanda è opportuno partire dalle definizioni.

Treccani ci viene in soccorso definendo:

 

inventore: in genere, chi inventa o ha inventato qualche cosa, chi per primo crea o trova o anche diffonde cosa che prima non esisteva o era sconosciuta.

Innovatore: chi introduce innovazioni o è fautore d’innovazioni.

 

L’innovazione, quindi, è quel processo di ricerca di nuove soluzioni per ottenere un miglioramento. L’impulso al miglioramento può essere

  • dato da scelte volontarie e pianificate oppure
  • provocato come reazione al contesto di riferimento (lo sanno bene alcune aziende in crisi che sperano di tirare fuori, da un giorno all’altro, un coniglio dal cappello).

Ecco quindi che viene spontaneo parlare di innovazione strategica. Con l’innovazione strategica si tenta di cogliere nuove opportunità attraverso un vantaggio derivante dalla capacità di attuare continui miglioramenti investendo in metodi, tecnologie e competenze, cambiando uno standard consolidato al fine di garantire un vantaggio competitivo di mercato e di consentire un incremento di valore dell’azienda.

Quando si deve definire una strategia, ci si trova spesso nella condizione di trovare un compromesso tra:

  • quello che la propria organizzazione è in grado di fare (forze e debolezze) e
  • l’universo di ciò che si potrebbe fare (opportunità e minacce provenienti dall’ambiente esterno).

Questi processi non vanno confusi con l’innovazione tecnologica. Per innovare sono necessarie competenze e organizzazione, supportate da tecnologie, ma solo se adeguate e funzionali alle specifiche necessità.

L’innovazione parte dalle idee e la tecnologia è solo uno strumento di supporto. In molte realtà, tuttavia, l’innovazione tecnologica costituisce il mezzo più utilizzato per innovare in termini di:

  • produttività (aumentare i prodotti o servizi erogati);
  • efficacia ed efficienza (miglioramento delle prestazioni);
  • flessibilità (maggiore capacità di strutturarsi in funzione del mercato).

Per innovare, quindi, si può dire che sono utili i seguenti ingredienti:

  • Passione;
  • Impegno;
  • Capacità di cogliere le opportunità che offre il mercato;
  • Capacità di reagire e prevenire i pericoli;
  • Apprendimento continuo;
  • Capacità di riprogettare e rivisitare continuamente i processi;
  • Attitudine al cambiamento;
  • Propensione al miglioramento continuo.

Se l’innovazione parte da una idea geniale, siamo nel campo dell’invenzione, ma parliamo di tutt’altra cosa.

La creatività e la genialità connotano momenti di straordinario valore, ma non possono in alcun modo né caratterizzare l’ordinario, né aiutare ad affrontare a regime e con successo le continue sfide del mercato.

Ecco quindi che possiamo senz’altro dire che la genialità è la benvenuta nelle nostre aziende come benvenuti sono gli inventori. Tuttavia, possiamo anche affermare che un sano atteggiamento dinamico volto al cambiamento continuo, inteso come processo di miglioramento costante, può portarci a grandi risultati.

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