Novità poco piacevoli per il 2016 per tutti i lavoratori che si approssimano alla pensione:
- Ci vogliono 4 mesi di lavoro in più per andare in pensione;
- Chi riuscirà ad andare in pensione riceverà una pensione del 2% inferiore rispetto a chi è andato in pensione entro il 2015.
Il DM 16 dicembre 2014 adegua infatti tutti i requisiti di tute le pensioni alla cosiddetta “speranza di vita” mentre il DM 22 giugno 2015 ha fissato i coefficienti di calcolo delle pensioni validi nel triennio 2016/2018.
A queste novità si aggiunge l’adeguamento già stabilito dalla riforma Fornero (Legge 214/2011) per le lavoratrici donne autonome e dipendenti del settore privato. Il risultato per loro è che il periodo per andare in pensione:
- Sale di 1 anno e 4 mesi per le autonome e
- Sale di 1 anno e 10 mesi per le lavoratrici del settore privato.
LA PENSIONE DI VECCHIAIA
Tipo di lavoratore | Anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 | Contributi versati per anni |
Età minima per andare in pensione dal 01/01/2016 |
Lavoratotrici del settore privato |
Sì |
20 |
65 anni e 7 mesi |
Lavoratotrici autonome e iscritte alla gestione separata inps |
Sì |
20 |
66 anni e 1 mese |
Lavoratori dipendenti e lavoratrici dipendenti del settore pubblico, lavoratori dipendenti del settore privato, lavoratori autonomi e lavoratori iscritti alla gestione separata del settore privato |
Sì |
20 |
66 anni e 7 mesi |
Lavoratrici dipendenti del settore privato | No | 20 | 65 anni e 7 mesi |
Lavoratrici autonome e le lavoratrici iscritte alla gestione separata | No | 20 | 66 anni e 1 mese a condizione che l’importo della pensione risulti non inferiore a 644,12 euro mensili |
Lavoratori dipendenti (privato e pubblico), le lavoratrici dipendenti del settore pubblico, i lavoratori autonomi e i lavoratori iscritti alla gestione separata | No | 20 | 66 anni e 7 mesi a condizione che l’importo della pensione risulti non inferiore a 644,12 euro mensili |
In assenza dei requisiti sopra indicati | No | 5 |
70 anni e 7 mesi |
LA PENSIONE ANTICIPATA
Tipo di lavoratore | Anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 | Contributi versati per anni |
Età minima per andare in pensione dal 01/01/2016 |
Uomini | Sì | 42 anni e 10 mesi | Nessun requisito di età |
Donne | Sì | 41 anni e 10 mesi | Nessun requisito di età |
Uomini | No | 42 anni e 10 mesi | Nessun requisito di età |
Donne | No | 41 anni e 10 mesi | Nessun requisito di età |
Tutti: uomini e donne in alternativa a quanto sopra | No | 20 anni | 63 anni e 7 mesi |
Per i soggetti che hanno svolto lavori usuranti (mansioni particolarmente faticose o pesanti, turnisti di notte, ecc.) le regole sono più morbide e i tempi per andare in pensione sono più corti.
BUONE NOTIZIE E NOTIZIE COSÌ COSÌ
In questo marasma di novità si segnala una buona notizia: la vita media si allunga.
L’Italia ha un livello di speranza di vita tra i più elevati in Europa e la longevità continua ad aumentare.
L’Italia diventa il primo paese in Europa per la più elevata speranza di vita degli uomini (80,3 anni – stima Eurostat).
Rispetto alla media dei 28 paesi europei (80,6 anni) nel nostro paese la vita media attesa della popolazione in complesso è più lunga di almeno 1 anno e mezzo, attestandosi al secondo posto della graduatoria (82,9 anni) dopo la Spagna.
Inoltre, la speranza di vita delle donne continua a collocarsi al terzo posto (85,2 anni), dopo Spagna (86,1 anni) e Francia (85,6 anni).
La mortalità infantile decresce ancora, come pure la mortalità per incidenti da mezzi di trasporto dei giovani, soprattutto tra i maschi, e quella per tumori maligni tra gli adulti. Migliorano inoltre le condizioni di salute fisica.
Qualche andamento positivo si evidenzia anche sul fronte degli stili di vita, con il consolidarsi della riduzione progressiva di fumatori e di consumatori di alcol a rischio.
In un simile contesto si rilevano tuttavia alcune criticità di sicura rilevanza. In primo luogo, non migliora la qualità della sopravvivenza e si registra un peggioramento del benessere psicologico.
Si riconferma la tendenza all’aumento della mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso tra gli anziani, e soprattutto tra i grandi anziani. Il rilevante carico assistenziale che queste patologie comportano sulle famiglie e sui servizi socio-sanitari si può rivelare di difficile sostenibilità sociale ed economica, riflettendosi negativamente sulla qualità della vita, non solo dei malati ma anche dei loro familiari.
Continuano ad essere diffusi sedentarietà, eccesso di peso e un non adeguato consumo di frutta e verdura.
Le donne hanno da sempre un vantaggio in termini di sopravvivenza rispetto agli uomini, dai quali si distinguono anche per una maggiore propensione alla prevenzione e agli stili di vita più salutari. In termini di qualità della sopravvivenza, invece, sono più spesso penalizzate da patologie che comportano limitazioni nelle attività che le persone abitualmente svolgono.