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COSA È IL BUSINESS PLAN E A COSA SERVE

Tentiamo oggi di fare un po’ di chiarezza definendo cosa sia davvero un Business Plan e spiegando a cosa esso serva veramente. Spesso infatti capita di imbattersi in soggetti che utilizzano tale termine in modo assolutamente improprio.

Intanto proviamo a tradurne in italiano il significato. Esso può essere tradotto con il termine piano di impresa, oppure piano di direzione, oppure ancora piano industriale.

In letteratura, si è soliti indicare con il termine inglese Business Plan il documento che formalizza il progetto di avvio di una nuova iniziativa imprenditoriale. Il documento elaborato da un’impresa già avviata che definisce le strategie e gli obiettivi è invece solitamente chiamato con il termine piano industriale. Nella pratica sono comunque usati come sinonimi, dal momento che la metodologia e il contenuto informativo di entrambi sono i medesimi (in realtà, il piano industriale contiene anche dati di confronto con i risultati già consuntivati che il Business Plan, per sua natura, non può contenere).

Il Business Plan è uno strumento che unisce:

  • considerazioni qualitative che riguardano gli obiettivi, le strategie e le azioni da intraprendere per realizzarli;
  • considerazioni quantitative che esprimono numericamente le aspettative derivanti dalle strategie che si intende intraprendere.

Le due considerazioni devono essere equilibrate. Infatti il Business Plan non può essere solo quantitativo perché altrimenti chi legge il piano non potrebbe comprendere le ipotesi sulle quali è formato, ma non può essere nemmeno, esclusivamente o in gran parte, qualitativo, poiché le valutazioni economiche e finanziarie si basano su numeri.

Il primo aspetto da chiarire è che il Business Plan serve prima di tutto all’interno dell’impresa e non solo al suo esterno. Si tratta di un formidabile strumento gestionale che aiuta a valutare le conseguenze future delle decisioni correnti, sia in termini di redditività aziendale che di rendimento per la proprietà.

Si configura infatti spesso una situazione in cui le imprese utilizzano il Business Plan al proprio interno per la definizione degli obiettivi, ma non lo comunicano all’esterno (ad esempio al mercato dei capitali). Oppure, al contrario, altre situazioni in cui il Business Plan viene comunicato al mercato, ma non viene utilizzato internamente.

Scendendo nel particolare, si tratta di uno studio preventivo di un progetto imprenditoriale per capire:

  1. se un cambiamento è realizzabile;
  2. se c’è una opportunità economica;
  3. se tale opportunità e finanziariamente sostenibile.

Si attua delineando le linee strategiche e operative.  Recentemente abbiamo parlato di strategia, il Business Plan serve per tradurre la strategia in tattica e le contiene entrambe. In ambito internazionale esso rappresenta lo strumento cardine della contabilità di direzione, inteso come insieme di principi, tecniche e strumenti impiegati dalle organizzazioni aziendali per:

  • Pianificare le strategie, le tattiche e le operazioni future
  • Ottimizzare l’uso delle risorse umane, tecnologiche e finanziarie
  • Prevedere i risultati economici futuri
  • Misurare e valutare le prestazioni
  • Rendere espliciti i fattori del successo o dell’insuccesso dell’impresa
  • Migliorare la comunicazione esterna ed interna e favorire lo sviluppo dei manager in azienda

Il contenuto del piano industriale non può quindi essere standardizzabile: pur essendo sempre redatto con le medesime logiche, procedure e regole, esporrà dati e informazioni diverse a seconda dell’obiettivo perseguito.

Il piano potrebbe anche essere redatto interamente da consulenti esterni, soprattutto in riferimento ai contenuti tecnici o metodologici. Tuttavia affinché produca i suoi benefici esso deve inserirsi all’interno di un processo aziendale di pianificazione e controllo. Solo col controllo periodico del raggiungimento degli obiettivi e degli scostamenti potrà infatti portare ad azioni correttive più efficaci. Un Business Plan calato dall’alto o dall’esterno, ma non inserito come parte integrante dei processi aziendali, non è altro che una linea guida che non incide sull’azione effettiva ed è destinato presto ad essere abbandonato.

Quindi si tratta di uno strumento utile soprattutto se il vertice aziendale crede nel suo valore e sa interpretare gli accadimenti alla luce di quanto previsto.

Quando è utile redigere un Business Plan? La risposta è sempre e cioè sia quando si avvia una nuova iniziativa sia quando si intende porre in essere una modifica alle iniziative precedenti. La sua utilità sta nel fatto che per redigerlo occorre passare da una logica di reazione ad un determinato accadimento, ad una logica pro-attiva così da ridurre il rischio di insuccesso.

I destinatari del Business Plan sono:

  • i soci
  • il consiglio di amministrazione e/o il management
  • i potenziali investitori e finanziatori
  • tutta l’organizzazione aziendale intesa ai diversi settori, reparti e livelli.

Sinteticamente, da cosa è costituito un Business Plan? Di norma un Business Plan è articolato nei seguenti punti:

  1. Sommario di direzione
  2. Presentazione della società o dell’iniziativa
  3. Definizione delle aree di Business aziendale
  4. Il sistema organizzativo
  5. Le risorse aziendali
  6. Il contesto competitivo
  7. Il piano economico finanziario

Molto spesso capita di vedere che viene inteso come Business Plan solo il Piano economico finanziario. Ma si tratta di un errore grossolano! Mancano infatti tutte le considerazioni e informazioni precedenti. E non si dimentichi inoltre che il piano economico e finanziario deve sempre andare ad indagare i tre aspetti: quello economico, quello patrimoniale e soprattutto la dinamica dei flussi finanziari. L’assenza di una prospettica finanziaria e il limitarsi al solo aspetto economico non può costituire uno strumento atto a svolgere considerazioni compiute. È evidente che non ci si può limitare alla sola previsione di ricavi senza preoccuparsi dei tempi di incasso dei crediti.

Cosa sicuramente non è un Business Plan? Certamente non è una sfera di cristallo per prevedere il futuro. Tanto meno non è l’unico strumento sul quale le banche costruiscono i loro modelli di rating.

Venendo alle conclusioni, molte imprese, grandi e piccole, quotate e non quotate, hanno prosperato e continuano a crescere e svilupparsi senza aver mai formalizzato un Business Plan. Un numero crescente di imprese redige il proprio Business Plan, ma la maggior parte al massimo predispone un piano commerciale delle vendite. Sorge spontaneo quindi porsi delle domande. Perché le aziende dovrebbero redigere un piano industriale? A chi serve veramente? Quali sono le finalità di questo documento? È uno strumento solo per le aziende strutturate o può essere utile anche per le piccole imprese?

Per rispondere potremmo seguire due differenti percorsi logici. Il primo parte dell’assunto che il contesto economico è sempre più turbolento, la concorrenza è sempre più intensa e globalizzata e le tecnologie si evolvono rapidamente. In tale ambiente un management che non dispone di un cruscotto direzionale sulle variabili dell’azienda si comporta come, citando un mio professore che a sua volta citava Battisti, un pazzo che guida a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire…

Il secondo percorso logico si basa sull’analisi dei bisogni dell’azienda e attribuisce al piano industriale la funzione di strumento per il soddisfacimento di una o più esigenze. In quest’ottica potremmo individuare tre ordini di bisogni a cui il piano industriale può fornire un supporto:

  • Tradurre la strategia imprenditoriale in obiettivi aziendali
  • Facilitare il reperimento di risorse finanziarie e umane per la realizzazione degli obiettivi
  • Comunicare ai finanziatori l’andamento e le prospettive del loro investimento

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